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Immagine del redattoreMonica Canducci

Sulla Salute Mentale



Ero solo una bambina quando ho chiesto ai miei genitori di vedere uno specialista e iniziare una psicoterapia. Avevo 11 anni, spesso non mi sentivo a mio agio con i miei coetanei e non mi sentivo a mio agio in termini generali, pensando che ci fosse qualcosa di sbagliato in me.


Sentivo che non era normale essere così attratta dalla conoscenza alla mia età.

Ero introversa, amavo stare da sola, passare del tempo nella natura, o con i miei libri e i mien animali, e occasionalmente con gli adulti.

Ricordo ancora la sensazione di dissociazione che percepivo all'epoca, probabilmente a causa del nostro modello di società, che non mi attraeva. Lo specialista "diagnosticò" solo una sorta di disallineamento tra la mia età fisica e la mia maturità (in altre parole, ero un'adulta nel corpo di una bambina) e disse ai miei genitori che le domande filosofiche che gli stavo ponendo suggerivano che forse avrei dovuto cercare più una guida spirituale che altro.


Comunque ho voluto iniziare una psicoterapia per aiutarmi a capire come affrontare il mio disagio.

Nella mia vita non ho mai smesso di lavorare per saperne di più su me stessa e approfondire il modo in cui funziona la mente.

Ho imparato che non c'è mente “separata” dal corpo corrispondente, e la mia conoscenza mi ha aiutato a far fronte ad ansia e attacchi di panico quando hanno iniziato a darmi fastidio mentre ero ancora adolescente.


All'epoca studiavo pianoforte e uno dei miei insegnanti mi terrorizzava letteralmente. Ma questa esperienza mi ha reso ancora più determinata a capire come una "semplice" paura legata a una lezione di piano potesse innescare qualcosa di così irrazionale da procurare sintomi come se fosse la fine del mondo.

Ho iniziato a giocare con il mio respiro per gestire le mie crisi, poi ho iniziato ad approfondire diversi tipi di approcci e ho imparato a gestire i miei sintomi.

Quando ho scoperto di essere una medium avevo solo 17 anni, e ho subito pensato di essere pazza. Forse schizofrenica o qualcosa del genere.

Fortunatamente mi sono messa in contatto con un gruppo di “scienziati” (psicologi, psichiatri, grafologi) e ho chiesto di essere sottoposta a test vari. A quel punto mi sono rassicurata perché i test dimostravano che non c'era niente di sbagliato nella mia salute mentale.


Nel giro di poco ansia e attacchi di panico sono diventati solo un ricordo.

Poi, dopo un incidente che ha causato una lieve anossia cerebrale, ho avuto sintomi di depressione. Sapevo che era qualcosa dovuto alla sofferenza del mio cervello che fortunatamente era già in recupero, ma in ogni caso è stato orribile.

Mi sento benedetta perché tutto il lavoro su me stessa che ho fatto senza sosta sin dall'infanzia mi ha aiutata a sviluppare un atteggiamento costruttivo e orientato alla soluzione, quindi sono molto resiliente e non mi arrendo mai.

Ma è stato comunque un incubo.


E anni dopo, quando si sono manifestati sintomi di CFS / ME (sindrome da fatica cronica /encefalomielite mialgica) a causa di un'infezione virale che ha colpito di nuovo il mio cervello), tutti i sintomi del passato sono riapparsi di nuovo, in un mix folle che mi ha fatto percepire il mio corpo e la mia mente sulla soglia della distruzione.


Ma non mi arrendo mai, quindi continuavo a ripetermi che era solo una transizione.

E ancora una volta sono riuscita a uscire dall'incubo.

Sono grata di aver sperimentato sintomi che, per chi non li ha mai sperimentati, sono molto difficili da comprendere.

Mi considero molto fortunata perché quei sintomi mi hanno semplicemente "toccata" per un tempo molto breve. E sono ancora più grata perché il mio background mi ha aiutata a uscire dall'incubo attraverso un approccio somatico.


La conoscenza di come lo stato del corpo e l'uso del movimento influenzano positivamente lo stato d'animo é stata una chiave per il mio pieno recupero… ma cosa dire di coloro che hanno sintomi come quelli, o peggiori, e non hanno strumenti?


Penso che l'esperienza del dolore fisico sia molto comune, e susciti immediatamente empatia e compassione.

Ma il dolore mentale è difficile da spiegare a qualcuno che non l'ha mai provato.


Quando ho sperimentato la depressione, l'unica cosa che mi ha salvato è stato il forte ricordo di me stessa prima dell'incidente. Sono stata in grado di ricordare e “rievocare" la mia personalità, il mio atteggiamento, il mio senso dell’umorismo. Il senso di me stessa che avevo costruito fino a quel momento era abbastanza forte da aiutarmi a riprendermi.


Ma avevo già 40 anni, e la seconda volta che é successo 50, ed ero dotata di sufficienti risorse interne ed esterne a cui attingere, fino a quando il mio cervello non si è ripreso.


E quelli che non sono attrezzati?

Perché l'esperienza dei sintomi “mentali” viene ancora giudicata, mentre in presenza di un osso rotto tutto sembra più facile?


La nostra scienza è ancora molto giovane e i misteri di quelle che ancora chiamiamo interazioni "mente-corpo" (come se la mente e il corpo fossero entità separate) sono ancora lontani da svelare. Ma stiamo facendo progressi.


E voglio ricordare a tutti voi che la sofferenza mentale può essere molto peggiore di quella fisica.

È invisibile.

È qualcosa di nascosto, invisibile e sembra fuori controllo.

Non è evidente come lo é una ferita fisica.


Siate gentili, sii gentile.

Non puoi sapere chi sta combattendo questa battaglia.



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